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IL CASO
27/08/2001
 
IL CASO
Ru 486, solo in Italia non c'è
Siamo gli unici in Occidente a proibire la pillola abortiva

di Roberto Satolli

La contraccezione d'emergenza non è un aborto, checché ne dicano la Chiesa e alcuni suoi bracci politici all'interno dello Stato italiano. E l'aborto è comunque legale in questo paese, e gode del consenso popolare.
Ma forse il vero motivo per cui le gerarchie religiose alzano la voce è per coprire il vero scandalo, che è di natura opposta: le donne italiane sono ormai quasi le uniche nel mondo occidentale (o dobbiamo confrontarci con gli standard dei talibani?) a non poter scegliere, in caso di necessità, la vera pillola abortiva. Infatti da pochi giorni il mifepristone o Ru-486 (da non confondere con la pillola del giorno dopo) è in commercio anche negli Stati Uniti, dove l'opposizione alla sua approvazione è stata armata, nel senso letterale del termine, arrivando sino all'omicidio (quando si dice l'amore per la vita!) di alcuni ginecologi. Ora le autorità sanitarie nazionali sono sole e senza foglie di fico per coprire quella che appare una clamorosa omissione nella tutela della salute e della libertà. Nei paesi come la Francia e la Gran Bretagna, per non parlare della cattolicissima Spagna, dove la Ru-486 si usa da anni, anche dieci e più, non si è avuta alcuna traccia del paventato aumento degli aborti; anzi sono calati quelli illegali.
E per le donne ciò significa la possibilità di abortire sotto controllo medico, ma a casa propria, senza bisogno di anestesia, senza trauma chirurgico e con un minor peso psicologico. Il tasso di successo entro le prime 7 settimane è del 95 per cento. Per di più la procedura costerebbe meno alla collettività, ed è perfettamente compatibile con le norme italiane in materia, purché venga eseguita dai centri autorizzati. Non si capisce dunque perché il ministro Livia Turco, in un'intervista al quotidiano "la Repubblica", si sia sentita in dovere di affermare che la Ru-486 va al di là della legge sull'aborto. Oppure lo si capisce sin troppo bene alla luce dei difficili equilibri all'interno della maggioranza. Ma, quando la posta in gioco è la salute e la libertà di disporre del proprio corpo, i piccoli cabotaggi politici non sono accettabili.
 
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