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LETTERA APERTA ALLE "ELEGGIBILI" E GLI "ELEGGIBILI" DELL'UNIONE
28/02/2006
 
LETTERA APERTA ALLE "ELEGGIBILI" E GLI "ELEGGIBILI" DELL'UNIONE:
"USCITE VOI DAL SILENZIO"
La manifestazione di Milano del 14 gennaio 2006 è nata sotto la spinta di un'insofferenza che andava molto oltre la difesa della legge 194, della laicità dello stato e di altre essenziali libertà individuali.
I due slogan più gridati nel corso della manifestazione del 14 gennaio – "nessuno decida più per noi" e "siamo uscite dal silenzio", hanno indicato quali sono i punti irrinunciabili di un soggetto politico che realizza oggi un nuovo incontro, ma certo non nasce oggi alla vita pubblica e nemmeno alla parola, un soggetto formato da una molteplicità di singole, ma anche da gruppi e associazioni, che ha dietro di sé più di un secolo di storia e di fronte una comunità di uomini tenacemente aggrappati ai loro poteri, ai loro pregiudizi, alla loro maschera, sempre più traballante, di neutralità.
Fondamentale per noi diventa perciò che venga ripensata alla radice la collocazione che la politica maschile da sempre ha riservato alla donna: soggetto esterno/estraneo al contratto sociale, vincolata al suo stato biologico e alla funzione riproduttiva, individualità imperfetta e perciò costretta a vivere della relazione con l'altro: moglie di, madre di, figlia di; questa stessa ottica colloca adesso la donna, arrivata ultima alla scena pubblica, nell'elenco dei gruppi sociali considerati soggetti deboli, svantaggiati, da proteggere e tutelare.
La nostra critica al programma dell'Unione parte da qui, ovvero dall'assoluta continuità che dimostra con la logica della donna soggetto debole, rifiutando di vedere ciò che invece noi vediamo e abbiamo mostrato nelle piazze di questi mesi, e cioè che le donne sono la metà del mondo che sceglie liberamente ed esercita responsabilità e non possono certo essere ridotte a "questione femminile".
Il programma dell'Unione ci ha innanzitutto stupefatto per il tradimento dell'impegno già assunto sui Pacs, che ci allontana dall'Europa laica e ignora quanto la libertà delle persone si sia fatta strada, quanto i soggetti diano importanza all'amore e all'autodeterminazione anche quando ciò non rientra nelle convenzioni e negli istituti sociali previsti. Ma anche la frammentarietà sui temi del lavoro e l'accento familista sulle politiche sociali motivano la nostra critica.
E' uno schema che non vede che le donne, quando parlano di lavoro, dicono delle condizioni dell'esistenza e rivendicano il nesso necessario tra libertà di scegliere e libertà di essere; così quando parlano di salute riproduttiva non difendono solo la legge 194, ma partono dalla consapevolezza che la libertà di disporre del proprio corpo è alla base di tutte le libertà e della libertà di tutti.
Le donne giudicano oggi punto irrinunciabile e preliminare un'effettiva eguaglianza di statuto tra uomini e donne nella sfera politica, istituzionale e sociale e ritengono inderogabile l'impegno ad adottare misure immediate per il conseguimento della pari presenza in tutti i campi decisionali a partire dal governo del Paese.
Su questo orizzonte le donne che hanno manifestato a Milano, a Roma e a Napoli hanno detto chiaramente che dagli uomini non vogliono solidarietà, ma l'impegno a volgere lo sguardo su di sé, a interrogare la propria storia, a riconoscere i nessi tra logiche di guerra, modi della politica, modelli di produzione e consumo. Qualcuno lo ha fatto, in una relazione di condivisione e corresponsabilità che – insieme alla forte presa di parola delle donne più giovani e delle donne straniere – è uno dei segni di novità delle piazze di questi mesi.
Su tutto questo l'assemblea delle donne Usciamo dal silenzio vuole confrontarsi con le "eleggibili" e gli
"eleggibili" dell'Unione: forma questa imposta da una pessima legge elettorale che espropria gli elettori, che delega ai soli partiti la definizione del Parlamento, che ha visto, nella formazione delle liste, una miserevole rappresentazione della presenza di genere.
Vi chiediamo perciò di uscire dal silenzio, a partire dalla prima, fondamentale domanda sul significato che per ciascuna e ciascuno di voi hanno avuto le manifestazioni del 14 gennaio e dell'11 febbraio.
Vi invitiamo anche a collegare questo quesito con l'agenda proposta dall'elaborazione dei gruppi di lavoro che l'assemblea Usciamo dal Silenzio si è data, per meglio riflettere su alcune delle questioni chiave emerse negli incontri di questi mesi e dalla piazza del 14 gennaio.
E' questo il primo passo di un impegno che noi esigiamo: e cioè il confronto costante con gruppi e
movimenti esistenti, partendo dal presupposto che si tratta di pratiche politiche che vanno riconosciute,
sostenute e considerate.
E che giudicheranno, passo passo e in piena autonomia di giudizio, le scelte che voi compirete.

L'ASSEMBLEA DELLE DONNE USCIAMO DAL SILENZIO, 22 febbraio 2006
 
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